giovedì 29 dicembre 2016

Recensione - Seconda Fondazione di Isaac Asimov

È una vita che non scrivevo nulla su Asimov. La ragione è la stessa per la quale ho ancora a metà la recensione della saga della Torre Nera, e cioè che non c’è tempo per fare tutto e mi sono saltati fuori romanzi che avevo più fretta di recensire. Ma adesso rimedio a tutto, promesso, prima di parlare de Il richiamo del cuculo o della Trilogia dei fulmini o di qualunque altro libro io abbia letto in questi mesi chiudo le saghe che ho a metà.

La trilogia della Fondazione aveva cominciato con un romanzo mediocre e continuato con uno eccellente. Resta da vedere se Seconda Fondazione ne sia una degna conclusione oppure sia un flop come Prima Fondazione.
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Titolo: Seconda Fondazione
Autore: Isaac Asimov
Anno: 1953                                                          
Editore: Mondadori
Pagine: 210




TRAMA

Come gli altri due volumi della serie anche Seconda Fondazione é suddiviso in parti, e come nel caso di Fondazione e Impero queste parti sono due. Ricompare un personaggio che chi ha letto la mia recensione dello scorso volume ricorderà sicuramente, ovvero il Mule. Sapete, quello che era un antagonista ma era ben caratterizzato, quello che alla fine ti stava simpatico quanto i protagonisti se non di più. Ecco, il Mule é protagonista della prima parte, che lo vede alla ricerca della misteriosa (e potenzialmente pericolosa) Seconda Fondazione, creata da Hari Seldon in concomitanza con la prima ma in segreto, con scopi sconosciuti. Lo scopo del Mule é semplice: trovare la Seconda Fondazione prima che possa diventare una minaccia per l'impero che sta costruendo.

La seconda parte racconta la ricerca della Seconda Fondazione da parte della Prima Fondazione. La protagonista di questa storia é un personaggio all'apparenza marginale, cioè Arcadia, la figlia del dottor Darell, incaricato della ricerca insieme a una commissione di membri della Prima Fondazione. Arcadia, sveglia e arguta, riuscirà a inserirsi in modo clandestino in questa missione, rivelando la propria intelligenza nel tentativo di rispondere all'interrogativo che esiste dall'inizio del romanzo: dove si trova la Seconda Fondazione?

Il Mule.

LA MIA OPINIONE


Il mistero della Seconda Fondazione è un po’ la domanda cardine su cui ruota tutta la trilogia, perché è stata accennata nel primo romanzo, è diventata importante nel secondo e nel terzo è il motore di tutti gli eventi e, una volta soddisfatta, pone fine alla storia. È anche ciò che consente di conoscere del tutto il Piano Seldon, che è ciò che sta dietro a tutti gli eventi della trama e che viene spiegato poco per volta. Insomma, ha un ruolo davvero importante nel plot, e proprio per questo deve essere gestito molto bene, altrimenti tutto il romanzo crolla. C’è bisogno di un’abilità narrativa notevole per fare questo e allo stesso tempo dare al tutto un finale che sia degno sia del romanzo che dell’intera trilogia.

Asimov ha già dimostrato grandi capacità di narrazione nei due libri precedenti, anche nel primo che pure non era granché, e bisogna dire che non si smentisce. Il segreto della Seconda Fondazione non viene svelato fino proprio alla fine, e riesce a stuzzicare e accendere la curiosità del lettore in modo molto efficace. Questo è dovuto alla particolare struttura che assume il finale del romanzo, dove per finale intendo le ultime più o meno trenta pagine, in cui, senza fare spoiler, in sostanza viene messa una dietro l’altra una serie incalzante di colpi di scena. Vengono proposte tutte le teorie che sono state elaborate dai personaggi sull’ubicazione della Seconda Fondazione e tutte vengono prima date per vere e poi smontate. La tensione nel lettore è in un costante crescendo che aumenta e lo stringe mano a mano che le teorie vengono presentate e poi inevitabilmente demolite, e alla fine quando una viene rivelata come vera si ha la stessa sensazione di quando in un giallo il detective accusa l’assassino e la soluzione, prima nebulosa, diventa chiara ed evidente. Queste ultime trenta pagine conquistano, trattengono il lettore nella lettura e scorrono tutte d’un fiato, quasi non si sentono e giunti alla fine si ha una sensazione di tranquillità, di serenità. Si ha l’impressione che tutto sia al suo posto, che la storia non poteva né doveva continuare, che tutto è stato sistemato, che quella non poteva che essere la fine. Visto che capita spesso di terminare un libro e avere la sensazione che un po’ di pagine in più avrebbero migliorato la trama, oppure che certi punti avrebbero potuto essere trattati in modo più approfondito, questa sostanziale completezza è davvero apprezzabile.

"Ma se io mi nutro e tu ti nutri, Frank Sinatra?"
Nella recensione di Fondazione e Impero avevo decantato le lodi del Mule, e bisogna dire che non posso fare altrettanto parlando di Seconda Fondazione, ma questo non avviene per negligenza dell’autore, quanto perché l’approfondimento psicologico del Mule non è più importante, essendo già stato portato a compimento. Quello che fa ora la trama è mostrarcelo alle prese con altre vicende, e quindi su di esse vanno a concentrarsi le attenzioni sia dello scrittore che del lettore. È anche per questo che altri personaggi coprotagonisti hanno uno spazio non indifferente nella storia, personaggi che risultano caratterizzati in modo accettabile. Non sono nulla di straordinario ma fanno il loro sporco lavoro senza essere piatti come sagome di cartone oppure banali o stereotipati. 

Il personaggio rivelazione del romanzo appare nella seconda parte, ed è la protagonista Arcadia. Arcadia è una ragazzina intraprendente, energica e intelligente, una che sa il fatto suo, che sa cosa vuole e fa di tutto per ottenerlo. È davvero piacevole leggere le parti dedicate a lei, anche perché comportano un cambiamento affatto sgradito nello stile. Infatti, la scrittura di Asimov per tutti e tre i libri è sempre composta e posata, mentre dall’apparizione di Arcadia in poi diventa vivace e brillante, scivola che è un piacere (non che prima fosse noiosa, anzi, ma così va via che uno neanche se ne accorge) e riesce a incalzare il lettore e a divertirlo senza diventare mai stupida o frivola. Non che sia una novità che Asimov è posato per scelta, ma quando vuole riesce a scrivere in modo divertente, basta leggere Rompicapo in quattro giornate, che fa dello stile delle parti di Arcadia uno dei propri punti di forza, ma è di certo un fatto inusuale e davvero ben azzeccato all’interno della Trilogia.

In diversi punti ritorna quella caratteristica che avevo lodato nella scorsa recensione, quei punti così ben scritti, così intensi e lirici che fanno a volte quasi tremare. I ricordi che mi sono rimasti più impressi sono nel finale, ma il romanzo intero è costellato di questi momenti che sanno davvero trasportare, costituiscono quel qualcosa che aggiunge un tocco in più alla lettura, quell’elemento che solleva il lettore e gli fa sembrare di volare leggero come una piuma. Sono più frequenti che in Fondazione e Impero, ma sono altrettanto intensi e coinvolgenti.

La protagonista Arcadia ritratta durante una gita al lago.
La trama è davvero ben congegnata, come del resto dopo aver letto due suoi romanzi è lecito aspettarsi da Asimov. La tecnica dei colpi di scena in serie non è utilizzata solo nel finale della seconda parte ma anche in quello della prima, seppure in modo meno incalzante, e anche in quel caso riesce a generare sufficiente tensione. In generale si nota appunto una maggiore volontà da parte dell’autore di tenere i lettori sulle spine, e il gusto di sottoporre loro delle situazioni che sembrano essere in un certo modo e poi si scopre che non era così. La volontà di sorprendere e interessare è la cifra dominante del romanzo, e questo non solo non dispiace, ma risulta affascinante. Sono arrivato ad attendere con piacere i momenti in cui l’autore ribalta le carte in tavola, perché non vedevo l’ora di poter verificare le teorie che avevo pensato durante la lettura, e poi perché l’abilità di Asimov è tale che è bello leggere i suoi colpi di scena.

La scrittura è scorrevole e interessante, contribuisce a tenere il lettore incollato alla pagina e a non staccarsi mai dalla lettura. A tratti diventa un po’ noiosa, in particolare quando si sofferma su dettagli tecnici non di secondaria importanza ma che non sono certamente il massimo delle emozioni, ma sono pochi momenti e isolati, che quindi non vanno a intaccare la grandezza del libro.

Siamo di fronte perciò a una lettura di tutto rispetto, un libro che riesce a concludere in modo degno la Trilogia. Non posso trovare difetti, a pensarci bene non ce ne sono di particolarmente evidenti o fastidiosi, c’è solo qualche sbavatura ogni tanto che mi impedisce di dargli il voto massimo.   

Isaac felice che sente l'odore degli Cthulhu che si avvicina.

IN CONCLUSIONE


Oggi ho avuto meno da dire del solito. Nelle recensioni normali scrivo almeno cinque o seicento parole in più. Il fatto è che Seconda Fondazione è sì un ottimo romanzo, ma presenta di fatto gli stessi pregi del libro che lo precede, e vi aggiunge quel qualcosa che lo rende un filino migliore, ovvero la tanto decantata tensione generata dai colpi di scena. Inoltre, a differenza di Fondazione e Impero, la prima parte non è mediocre, anzi, tutto il contrario, e questo va a influenzare ancora di più la già ottima godibilità della lettura. In sostanza, questa recensione è più breve perché cerca di non ripetere quello che è già stato detto a proposito di Fondazione e Impero.

Vediamo di tirare le conclusioni. Di certo non ho esitazione nel consigliare Seconda Fondazione. E per quel che riguarda la Trilogia in generale?

Le mie considerazioni non possono che essere positive anche al riguardo. A parte la lettura un po’ così del primo libro gli altri due sono splendidi, e valgono ogni secondo che spenderete a leggerli. Recuperateli se potete, comprateli, fateveli prestare, come volete, ma affidate ad Asimov e alla Fondazione qualche ora del vostro tempo. Non sarete delusi, tutto l’opposto, vi piacerà talmente tanto che sfogliare l’ultima pagina e abbandonare il mondo della nostra Terra nel futuro sarà quasi come abbandonare un vecchio amico. Non perdete quest’occasione.

VOTO:

2 commenti:

  1. Ciao Ton! :D
    Da tempo volevo leggere qualcosa di Asimov, e pensavo di iniziare da Io, Robot. Visto che sei molto più esperto di me, mi consiglieresti di iniziare con quello o con qualcos'altro?
    ps: bel articolo! :D

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  2. Allora, Io, robot è attualmente sulla mia mensola insieme ad altri cinque libri di Asimov che non attendono altro che io decida di mandare a quel paese gli esami per essere letti. Quindi non saprei consigliartelo. Sicuramente la Trilogia della Fondazione ti occuperà per un po' di tempo. Se vuoi qualcosa di Asimov che sia agile, divertente e ben scritto puoi buttarti su Rompicapo in quattro giornate, che però è un giallo e non fantascienza. Quindi a te la scelta in base al tipo di lettura che cerchi!

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