lunedì 19 dicembre 2016

Rencesione - Tokyo Ghoul di Sui Ishida

La divisione tra shonen e seinen è una cosa che conoscono tutti. Siccome poi lo shonen si è specializzato in un genere particolare (che non significa che non esistano shonen che se ne distaccano, significa che nell’immaginario collettivo lo shonen ha determinate caratteristiche), quelli che trattano tematiche un po’ più serie o che non possiedono i luoghi comuni del genere trovano sempre qualcuno pronto a definirli seinen. Perciò c'è pieno di gente pronta a sostenere che Death Note sia un seinen perché insomma, non ha i tizi che si menano e ha una storia dark dove bene e male si mischiano cioè, mica come Dragon Ball e altre schifezze varie. Ehm. Il genere di un manga è determinato dalla rivista che lo pubblica, e basta. Quindi se Shonen Jump si mettesse a pubblicare hentai, bene, quegli hentai sarebbero shonen.

Questo perché il manga di cui voglio parlare oggi ha ricevuto un trattamento simile ma opposto, ovvero è un seinen ingiustamente identificato come shonen, tant’è vero che questa classificazione è presente in bella vista sulla sovraccoperta dell’edizione italiana. Si tratta di Tokyo Ghoul, che è pubblicato in Giappone da Weekly Young Jump, che tra gli altri contiene, per fare un esempio, anche Zetman. Che non è propriamente uno shonen.

Un altro bel manga pubblicato su Weekly Young Jump.
Fatta questa distinzione, vediamo che cosa c’è da dire su Tokyo Ghoul e se valga la pena leggerlo. SPOILER: sì, vale la pena, LEGGETELO!
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Titolo: Tokyo Ghoul
Autore: Sui Ishida
Anno: 2011
Volumi: 14
Editore: J-Pop



TRAMA

Siamo nella nostra epoca, a Tokyo, ma una Tokyo molto diversa da come potremmo immaginarla. Circolano infatti delle creature pericolose, i ghoul, esseri in tutto e per tutto all’apparenza simili agli umani, ma dotati di una grande capacità di rigenerazione, una forza sovrumana e un apparato digerente molto particolare, che provoca loro una fame insaziabile e grandi crisi quando questa non viene soddisfatta ingerendo l’unico cibo che il loro organismo sia in grado di assimilare: gli uomini.

I ghoul vivono come fossero persone normali e nel frattempo procacciano le loro prede, mentre un istituto governativo apposito si occupa di effettuare indagini per scovarli ed eliminarli prima che possano nuocere alla gente. Ken Kaneki è un ragazzo come tanti, timido e indipendente, con una grande passione per la lettura e istinti protettivi nei confronti delle persone che ha intorno. A causa della sua natura schiva, Ken ha un solo amico e non ha mai avuto una fidanzata. Rimane così molto sorpreso quando Rize, una ragazza molto bella che ha conosciuto in un bar, appassionata dei suoi stessi libri, lo invita a uscire con lei una sera. Rize è in realtà un ghoul, e durante il loro appuntamento rivela la propria vera identità e tenta di mangiarsi Ken. Durante l’attacco, delle travi sporgenti dal tetto di un palazzo cadono e uccidono Rize schiacciandola. Ken viene trovato ferito e portato d’urgenza in ospedale. Ha ricevuto ferite molto gravi, e l’unica soluzione che viene trovata è quella di trapiantargli gli organi di Rize, che viene scambiata per un umana. L’operazione ha successo e Ken è salvo, ma questo è solo l’inizio di quella che lui stesso definisce una tragedia. Gli organi impiantati lo rendono non più umano né ghoul, ma una creatura a metà tra i due. Sarà costretto a dover convivere con la sua nuova fame, per la quale prova orrore e raccapriccio, e a conoscere così il mondo dei ghoul nel tentativo di trovare un modo per conciliare le due anime che abitano in lui.

LA MIA OPINIONE


Ho letto Tokyo Ghoul due volte e mezzo. La prima un paio di anni fa, la mezza volta ad aprile scorso e la seconda ora, e l’ho fatto con l’intenzione di proseguire leggendo anche il seguito, Tokyo Ghoul: re, e a questo programma sono riuscito, contro ogni mi aspettativa, ad attenermi in modo perfetto. La colpa (o il merito? Il mio studio e la mia testa hanno due opinioni diverse) è di quanto Tokyo Ghoul sia in grado di conquistare il lettore. Una volta ne ho letto circa cinquanta capitoli in poco meno di due ore (per i miei standard non è tanto, di più), e posso assicurare che se non avessi avuto lezione all'università avrei proseguito ancora, non riuscivo proprio a staccarmi dalla pagina.

La simpaticissima e per nulla inquietante Rize.
La trama parte in modo non molto originale, quante volte l’abbiamo già vista? Tizio a caso non è più umano a causa di un brutto incontro e ora deve imparare a vivere e convivere con la sua nuova forma. Il fatto è che l’autore riesce a riproporre il tutto in modo davvero originale, in parte grazie alla sua abilità nel sviluppare in modo proprio queste idee già viste, in parte grazie alle sue grandi doti di sceneggiatore. Il risultato è un a lettura avvincente, che riesce a stupire a ogni capitolo e che solo in pochissimi casi sa un po’ di già visto.

Sui Ishida ha fin dall'inizio chiaro come la vicenda si svolgerà nella sua interezza. E non intendo come evolveranno le vicende di Tokyo Ghoul, molto probabilmente, almeno a partire da un certo punto della storia, sa anche come si svilupperà Tokyo Ghoul:re. Questo enorme controllo gli permette di disseminare la trama di indizi o di dettagli che verranno poi ripresi molto dopo e che costituiranno elementi importanti. Personaggi che a lungo hanno avuto un ruolo marginale si scoprono poi come fondamentali, e mai questo suona forzato o forzoso, anzi, tutto succede con grande logica e naturalezza. Molti misteri vengono proposti e mai risolti (bisognerà aspettare il :re!) o risolti molto più tardi rispetto alla loro apparizione, e questo non solo dà un senso di unitarietà che i manga di media o grande lunghezza spesso tendono a perdere, ma anche consente alla trama di fluire in modo più scorrevole e diretto. Non si ha mai l’impressione che l’autore si stia perdendo dietro vicende di poco conto, tutto il contrario.

La dicotomia tra buoni e cattivi è assente, e viste le premesse questo non stupisce. Kaneki ha vissuto la sua vita vedendo i ghoul come “cattivi”, e quando poi si trova catapultato dall’altra parte può osservare come non meno “cattivi” siano gli umani. Ciò che gli preme di più non è però dare giudizi affrettati quanto, come dice lui, “proteggere tutti”. Mezzo umano e mezzo ghoul, è l’unico che può comprendere le necessità e le istanze di entrambi gli schieramenti, e anche colui che quindi può rendersi conto di come le incomprensioni, la volontà di non capirsi e il rifiuto di oltrepassare la propria limitata visione delle cose siano la causa principale del conflitto.

La trama si apre così a diverse riflessioni che accompagnano la crescita di Kaneki, che da un lato si trova, nel tentativo di proteggere le persone, a concentrarsi sempre di più su sé stesso, dall’altro comincia piano piano a comprendere che cosa significhi aiutare e a non confondere, errore che invece viene commesso molto spesso, l’altruismo con l’egoismo, il sentimento di solidarietà con l’egocentrismo. Questa crescita non ha una fine, un punto di arrivo, ma si arresta di colpo, in modo del resto inevitabile, visto quello che accade. Sono sicuro che nel :re questi temi saranno ripresi, visto che costituiscono l’essenza stessa di Kaneki.

Ai misteri si accompagnano i frequenti cambiamenti di bandiera da parte di alcuni personaggi, e l’apparizione di fazioni spesso opposte tra loro, a volte alleate, ciascuna con scopi precisi ma diversi. La posizione che queste fazioni hanno nella guerra umani vs ghoul non è stata chiarita, e anzi, alcuni gruppi, come i Pierrot, restano ancora nell’ombra, e i loro obiettivi non sono per nulla chiari.

Pennywise, il capo dei Pierrot.
Come ho avuto modo di accennare poco fa la sceneggiatura merita moltissimo, è uno dei punti di forza di tutto il manga e anche fonte principale del magnetismo che ne permea le pagine. La parte dell’appuntamento di cui parlavo nella sezione dedicata alla trama è per esempio un piccolo capolavoro, e lo stesso si può dire anche del combattimento con Nishio o delle torture di Yomori (questo momento più di altri è davvero spettacolare, riesce a imprimersi nella mente del lettore come un marchio a fuoco). Le scene rappresentate nelle tavole sono dinamiche e coinvolgenti, rapide e incalzanti, e il disegno di Ishida è il tocco finale per immergere del tutto il lettore nel fiume degli eventi che lo trascina e lo conduce dove vuole. Ishida deve moltissimo a Togashi in questo e non ne fa mistero, nonostante ciò ha uno stile molto personale. Non segue in modo pedissequo il modello ma lo sfrutta per giungere a qualcosa di unico e proprio.

I personaggi sono davvero ben fatti. Il carattere di Kaneki è delineato fin dall’inizio e, come dicevo prima, cresce e si sviluppa nel corso della storia, diventando sempre più maturo e adulto. Kaneki è un personaggio che non necessariamente può piacere a chi legge, anzi, e spesso prende decisioni che possono essere opinabili (sempre con quella maledetta mania di voler salvare tutti da solo!), ma è un personaggio forte, in grado di sorreggere sulle proprie spalle il peso della storia, in grado di convincere il lettore a volerlo seguire e a voler sapere come andranno a finire le sue vicende.

Touka, compagna ghoul di Kaneki, è un altro personaggio davvero ben delineato. Seria, rigida, distaccata, severa con sé stessa e con gli altri, anche Touka a volte spesso compie scelte che non sono condivisibili, ma è il suo carattere, e quindi le sue decisioni si adeguano a quello. Il punto è proprio questo, i personaggi sono vivi e coerenti, e anche quando fanno qualcosa di stupido è coerente con come sono loro, e quindi va bene. Ho citato solo Touka e Kaneki perché appaiono più spesso degli altri, ma tutti hanno il loro carattere ben approfondito e coerente. Nishio, Yoshimura, Yomo, Juzo Suzuya, Uta e tutti gli altri sono persone reali, concrete, che sembrano potersi staccare dalla pagina. Proprio per questo è un piacere seguire le loro storie e vedere che cosa fanno, e come Kaneki interagisce con loro.

Il saluto che tutti vorremmo, by Juzo Suzuya.
L’unico personaggio meno originale e Shuu Tsukiyama, che ricalca da vicino un personaggio di Hunter x Hunter, Hisoka. Per questa ragione la parte a lui dedicata, in particolare il volume 5, è quella che mi è piaciuta di meno, quella che zoppica un po’ e che tutto sommato avrei evitato o al massimo accorciato di molto. Invece dura se non sbaglio una decina di capitoli! Ad ogni modo è una parte abbastanza irrilevante della storia, quindi alla fine ci si può passare sopra.

Caratteristica estremamente interessante è il simbolismo che permea l’opera. Ci sono vari dettagli sparsi qua e là nel fumetto che possono anche passare inosservati, ma che se ci si presta attenzione ci si rende conto che appaiono sempre insieme a determinati personaggi, andando a simboleggiare perciò le loro caratteristiche o il loro destino, oppure che semplicemente costituiscono indizi per indicare fatti successi che non sono stati spiegati ma che comunque l’autore conosce. Sono presenti anche degli impliciti accostamenti dei personaggi alle carte dei tarocchi, e anche in questo caso ha lo scopo di indicare o quello che succederà oppure la loro personalità. Tutti questi sono piccole cose, ma indicano da un lato come ogni cosa, anche il più piccolo angolo del fumetto, sia calcolato nei minimi dettagli, dall’altro offrono tante chiavi di lettura di quello che sta succedendo, rendendo davvero molto interessante cercare questi indizi nascosti.

Ogni tanto nella narrazione c’è qualche peccato veniale, come un capitolo, se non sbaglio nel sesto volume, che è una gigantesca lezione su come sono i kagune dei ghoul, quindi molto utile, ma che poteva essere più corta e impostata in modo un po’ diverso, così sembra sia una conferenza dell’autore pronunciata attraverso i personaggi. Ma appunto succede una volta e sono pure informazioni importanti, si può soprassedere, è un capitolo lento contro altri 143 che scorrono che è un piacere.

Anche lui dedicherà una puntata di Voyager ai kagune.
Mano a mano che la trama procede, i combattimenti in stile shonen diventano sempre più numerosi. Non sono i migliori combattimenti che io abbia mai letto, la strategia è quasi assente, tuttavia sono dinamici e movimentati, e molto ben studiati. Non ci sono power up né vittorie improvvise di chi un attimo prima le stava prendendo (come in Fairy Tail, tanto per capirci), quindi costituiscono una lettura avvincente e piacevole, anche se a volte sono un po’ confusi. Insomma, non sono la parte meglio riuscita del fumetto ma vanno bene, in particolare visto che tutto il resto si mantiene su livelli altissimi.

IN CONCLUSIONE


Tokyo Ghoul è splendido, tiene col fiato sospeso e impedisce di staccarsi dalla lettura, un manga dalle tinte horror che mischia azione e momenti più riflessivi e psicologici in modo spettacolare. È una lettura agile e rapida che conquista dall’inizio alla fine e che immerge il lettore in una spirale di tensione che culmina ogni volta in momenti più intensi e potenti. Davvero ne consiglio la lettura, non ve ne pentirete!


IL GIUDIZIO DI HISOKA:

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