domenica 3 settembre 2017

Recensione - Ken il Guerriero di Tetsuo Hara

Il terreno su cui mi arrischio a camminare oggi è un campo minato. Oggi parlo di un classico, e mica di un classico qualunque, di uno di quei classici che ha fatto la storia di un genere, che è osannato da generazioni e che rappresenta ancora oggi una lettura obbligata, una tappa fondamentale per chi si dice appassionato. E ne parlo male.

Sì, mi accingo a recensire negativamente Ken il guerriero. Io ne ho sentito sempre parlare benissimo, eppure l’ho trovato sciapo, ripetitivo, superficiale e in ultima analisi poco interessante. Ok, non dico che all’epoca in cui è stato scritto non avesse niente da dire, dico solo che è invecchiato veramente male. A seguire, le ragioni della mia affermazione.
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Titolo: Ken il guerriero
Autore: Tetsuo Hara e Buronson
Anno: 1983                                                   
Volumi: 27
Editore: Planet Manga




TRAMA

Ci troviamo in un futuro post apocalittico, dove la terra è dominata da bande di criminali e le singole città sono controllate da personaggi potenti e senza scrupoli che si ergono a tiranni. Un mondo duro e difficile, dove sopravvivere non è scontato e anzi, richiede forza, astuzia e spietatezza.

Ken è un abile combattente. Compito che si è prefisso è difendere gli innocenti e i deboli in un’epoca che non risparmia nessuno. Seguiremo le sue avventure contro nemici sempre più forti, mentre cerca di difendere quanto ha di più caro: gli amici e l’amore.

LA MIA OPINIONE


Mi sento di ripetere quello che dicevo poco fa. Ken è invecchiato malissimo. È quello il suo problema principale. Ricordate quando, parlando di Dragon Ball, dicevo che conserva una sua freschezza? Ecco, per Ken è l’opposto. Ken è una soffitta piena di ragnatele, e appena entri vieni soffocato dal tanfo di vecchio.

Molti aspetti sono grezzi, mal rifiniti, tirati via oppure poco incisivi. La trama è per la maggior parte ripetitiva e molto poco curata. I personaggi molto spesso non agiscono spinti da delle motivazioni, quanto così, perché lo dice la trama. Ogni saga è uguale alla precedente, non ci prova nemmeno a variare. Certo, cambiano le situazioni e i personaggi, ma alla fine si può ricondurre tutto a un medesimo schema. Soprattutto, non esiste un vero e proprio nodo da risolvere, non esiste un collante che unisce tutte le parti, se non la figura di Ken appunto. Tant’è vero che la fine di fatto è una non conclusione, la storia finisce perché l’autore si è stufato, ma se avesse voluto avrebbe potuto appiccicarci un’altra saga e tirare avanti per altre tre o quattro volumi. E avanti così all’infinito.

Ken, ovvero l'uomo dalle molte espressioni. Qui sorride.
Le situazioni mancano di mordente. L’esempio tipico di questo è il salvataggio. Succede moltissime volte (credo che si rasenti la ventina) che un personaggio si trovi in pericolo. Puntualmente arriva Ken, o a volte qualcun altro dei protagonisti, a salvarlo. Questo accade sempre, non c’è una volta che questo modulo vari. Così, alla prima il lettore pensa emozionato “uao, cosa succederà? Si salverà o no?”. Dalla terza in poi sbadiglia e si chiede “Quando arriva qualcuno a salvarlo?”. Non c’è tensione, non c’è volontà di sapere che cosa succederà, c’è solo la svogliata consapevolezza che il deus ex machina di turno sta per intervenire, e nient’altro.

Lo stesso si può dire per i combattimenti. La prima parte è molto fitta, c’è la media di un combattimento a capitolo. Con il procedere dei volumi questa media si fa più rada, ma comunque resta piuttosto alta. E quelli in cui Ken si trova in difficoltà si contano sulle dita di una mano no ma di due sì, e ce n’è d’avanzo. Ken è praticamente sempre più forte del suo avversario, già dall’inizio del combattimento. L’hype è nullo, perché intanto si sa già che Ken vincerà senza difficoltà.

I poteri dei personaggi sono qualcosa di abbastanza casuale. É in realtà si potrebbe pure accettare. Del resto, l’aura di Dragon Ball non é che abbia molte regole, anzi, si può usare più o meno per qualunque cosa. Nonostante questo mantiene una sua coerenza interna che la rende accettabile. In Ken invece succede l'opposto, in particolare con la questione degli tsubo, su cui si basano gli attacchi non solo di Ken ma anche di altri personaggi. Gli tsubo sono, in buona sostanza, dei punti dei circolazione dell'energia. Se premuti nel modo giusto fanno esplodono la relativa parte del corpo dell'avversario, ma possono anche essere usati per ripristinare delle funzioni vitali. Finqui tutto bene direte voi, e lo direi anche io. Il problema viene dopo, quando l'autore comincia a tirare fuori uno tsubo per ogni occasione. Ken ha bisogno di fare dimenticare qualcosa a qualcuno? Ma c'è lo tsubo che cancella la memoria (e ovviamente non tutta la memoria, ma solo il singolo evento che vuole Ken)! Ken ha bisogno di sapere qualcosa ma la persona che interroga è recalcitrante? Ma abbiamo anche lo tsubo che costringe una persona a rivelare un’informazione contro la propria volontà! Che cosa non si può fare semplicemente schiacciando un po’ l'avversario, eh?

Ken, ovvero l'uomo dalle molte espressioni. Qui è triste.
E potrei andare avanti per molto, ma non servirebbe. Già da questi pochi esempi di può intuire come presto gli tsubo diventino un modo che l'autore usa per fare procedere le cose nel modo in cui vuole. Diventano una sorta di scorciatoia narrativa per fare succedere quello che Buronson preferisce, ma non sa come fare accadere.

Nessun personaggio è realmente caratterizzato. Se si esclude Ken, che è insopportabile ma ha una sua personalità, tutti gli altri sono macchiette, privi di qualunque spessore (chi più chi meno naturalmente). Ken stesso non ha un’evoluzione psicologica, il Ken del primo volume è uguale identico al Ken dell’ultimo. Esistono personaggi con un abbozzo di personalità, tipo Raoul o Toki, ma in generale nessuno di loro ha una caratterizzazione accettabile. Sono più che altro delle figure con appiccicate un paio di caratteristiche che li distinguono dagli altri. A onor del vero a un certo punto Raoul ha una specie di evoluzione psicologica, ma siamo sempre allo stesso punto, é insufficiente. Lo sarebbe in qualunque manga, in Ken il guerriero, che dovrebbe essere un pilastro degli shonen, lo é anche di più.

Parliamo un po’ di Ken e del perché lo odio e mentre leggevo speravo che qualcuno prima o poi lo uccidesse facendogli saltare in aria qualche parte del corpo come lui fa con tutti. Ken è un arrogante sputasentenze, un insopportabile pallone gonfiato che giudica tutto e tutti e pensa di essere sempre dalla parte del giusto. Sapete qual è lo schema tipo di un’avventura di Ken? Ken arriva in un posto nuovo, Ken parla con gli abitanti del luogo (che sono sempre dei poveracci sfruttati e maltrattati da qualche cattivone random), Ken decide che gli abitanti del luogo hanno ragione e sono le vittime e poi va a combattere il cattivo. E fin qua potrebbe più o meno andare tutto bene. Il problema è che mentre combatte i cattivi Ken si arroga il diritto di dire “tu meriti di morire” o “non meriti di vivere” o simili e a me questo non va bene. Non mi va bene perché Ken non sa nulla della situazione, ha ascoltato soltanto una parte in causa eppure ha già deciso che loro hanno ragione e che sono dalla parte del giusto. Non ascolta le motivazioni degli avversari, non si pone il problema che possano essere loro quelli nel giusto, no, lui ha la verità, lui sa già tutto e quello che decide lui è Giusto e Vero.

Questo è dovuto alla pessima caratterizzazione che affligge Ken. L’autore non vorrebbe rappresentarmi come arrogante e superbo, questo é un tratto che emerge dalla trama perché il personaggio viene gestito male. A giustificare il fatto che Ken ha sempre ragione e da chi sta dalla parte del giusto arriva il fatto che i cattivi sono degli stereotipi superficiali e di poco spessore: i tipici cattivi cliché che sono malvagi per decreto autoriale, e dunque diventano rapidamente caricaturali.

La nuova attività di Toki.
I personaggi femminili sono piatti quanto quelli maschili, e fanno venire quasi tutti il latte alle ginocchia. Hanno bisogno tutti (tranne qualche dato caso) di essere salvati e aiutati dai personaggi maschili. Fino all'arrivo degli eroi resteranno a piagnucolare e a farsi torturare e insultare senza fare resistenza. Sono passivi, incapaci di difendersi e di opporsi, subiscono qualunque cosa in attesa del deus ex machina che li metterà in salvo. Che poi, non è che sia sbagliato che un personaggio non sia combattivo, quello che è brutto è che tutti i personaggi femminili lo siano, e questo è indice di gravi problemi nel settore caratterizzazione (cos'è, la terza volta che lo scrivo? Certo che la situazione è davvero messa male...). In parte forse è colpa della cultura dell’epoca, che non era a favore della donna, ma se prendete Dragon Ball, contemporaneo di Ken, trovate una situazione molto diversa. É vero che non c'è quasi nessun personaggio femminile che combatte insieme agli uomini, ma non si può dire che siano passivi e incapaci di difendersi. Chichi, Bulma, Videl, sono tutti personaggi combattivi e decisi, con un coraggio e una determinazione da vendere. Chichi addirittura si affronta Majin Bu da sola, voglio dire, mica pizza e fichi. Insomma, sono personaggi che non sfigurano, che hanno una propria dignità. Altro che le insopportabili damsel in distress di Ken.

Cosa invece funziona? I disegni. I disegni sono promossi senza se e senza ma. Sono proprio ben fatti, adatti alla storia, cupi e accattivanti. Non sono belli a vedersi nel senso stretto del termine (personalmente li trovo poco puliti), ma sono davvero ben realizzati. Sono l’unica cosa che non si può contestare in nessun modo, tanto di cappello a Tetsuo Hara!

IN CONCLUSIONE



Non voglio negare il ruolo importante che Ken ha avuto nella formazione dei canoni del genere shonen, né voglio negare la grande influenza che ha avuto, né il fatto che abbia segnato un’epoca. Voglio solo dire che a me, lettore del 2017 e non del 1984, non è piaciuto. Penso sia legittimo. Troppi gli elementi che non funzionano, che suonano raffazzonati o mal fatti, troppe le sciattezze a livello di trama e caratterizzazione, troppo rese male insomma le cose che in un manga moderno costituiscono gli aspetti più importanti per determinarne la qualità. Lettura obbligata come tutti dicono, quindi? Sì, ma solo per conoscere che cosa ha fatto la storia di un genere, non perché si tratti (almeno per me) di un’opera di qualità.

IL GIUDIZIO DI HISOKA:

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